Nella Parigi del XV secolo, dilaniata dai conflitti dinastici e dalla Guerra dei Cent’anni, Christine de Pizan (1365-1430), figlia di un famoso medico italiano, rimasta vedova con tre bambini, sceglie di sottrarsi a ogni protezione maschile e di costruirsi invece un percorso di autonomia grazie al proprio lavoro intellettuale. Apprezzata prima per le sue poesie e poi per i suoi saggi di storia, di politica, di diritto, diventa protagonista della vita culturale, destreggiandosi con accortezza fra i Borgogna e gli Orleans. Con i suoi testi sfida apertamente la misoginia imperante, assumendosi la difesa della dignità e del valore delle donne.
Ma il conflitto si fa sempre più devastante e nel 1415 gli Inglesi invadono la Francia, prendendo il controllo del nord del paese. Da un villaggio di confine si fa avanti d’improvviso una giovane donna, Jeanne (1412-1431), di famiglia contadina, che si dice chiamata dall’arcangelo Michele, protettore della Francia, a liberare la patria occupata. In armi, riesce a capovolgere nel giro di pochi mesi le sorti del conflitto e a riportare la corona di Francia nelle mani di Carlo VII di Valois, che viene incoronato a Reims nel luglio del 1429.
Christine, che taceva ormai da un decennio, compone la sua ultima opera, un poema in onore di Jeanne, la vergine guerriera. Prova vivente di quanto nei suoi libri aveva più volte affermato: le donne possono tutto.
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